Il mondo aziendale ha già scoperto le doti del teatro e della sua capacità d’improvvisazione. Il mettersi in gioco, l’accogliere ciò che arriva dagli altri e che noi possiamo accettare e vivere rendendo tutto un’esperienza unica.

Il “ruolo” è uno dei primi aspetti chiave del teatro: la parola stessa nasce dal latino “rotulus” ovvero il rotolo di carta su cui era scritto il copione da seguire. La capacità di interpretare un personaggio è stato spesso usato in formazione, per capire come sia possibile vivere lo stesso personaggio con modalità e sfumature differenti, ma anche per far vivere i personaggi di una storia come pedine da gestire, seguendo un proprio filone registico che rende la scena vitale. In questo senso è semplice intuire lo spettro di ricchezza in mano ai dirigenti, ai leader aziendali che possono trovarsi a mettere in gioco competenze e capacità. La bellezza del teatro è proprio nell’interazione con l’altro, di come sia inaspettato quello che l’altro può fare e di come impariamo a vivere l’imponderabile nell’improvvisazione messa in atto.

La formazione in azienda con esperienza di improvvisazione teatrale quindi permette di abituarci ad accettare l’altro e tutto ciò che fa, oltre a esperenziare quanto di imponderabile possa avvenire in un contesto libero in cui le regole da seguire sono davvero poche. In questo tipo di setting tutti devono ascoltare l’altro, in modo reale, attento, per comprendere esattamente in che modo si possa interagire al meglio, ci si allena quindi ad accogliere proposte altrui e a rispondere nell’immediato.

C’è infatti un patto, quando ci si mette in gioco in questa modalità: si accetta di entrare in scena partendo da un’idea, pronti a metterla sul palco a disposizione di tutti, a negoziarla e cambiarla, e addirittura ad abbandonarla per seguire qualche altra soluzione offerta dagli altri. Perché un altro dei punti a favore dell’improvvisazione è proprio imparare ad accettare ciò che accade, perché si è stabilito fin dall’inizio che è uno dei punti fermi dell’esperienza. L’obiettivo è mettere in piedi una storia che regga, che sia divertente e abbia un suo senso, per farlo, tutti si mettono in gioco allo stesso modo, con lo scopo comune di arricchire la storia.

Per alcuni improvvisare è visto come essere impreparati, ma in realtà può essere un sano allenamento, per stimolare una capacità creativa e una inventiva che non sempre si agisce. Piuttosto è la bellezza di imparare a valorizzare quanto dagli altri ci giunge, usare qualcosa di ciò che dagli altri arriva, per poter offrire un proprio spunto di crescita collettiva, come un grande puzzle in cui ognuno mette i pezzi che ha a disposizione.