Marco Ambrosi ha saputo inserirsi nel solco della letteratura che si ispira allo sport per poi però trovare una strada del tutto originale, un percorso individuale, tra realtà e immaginazione, memoria e metafora dello sport, ma soprattutto della vita.
Il titolo è significativo ed ineludibile, colpisce e chiama in causa, ci invita a riflettere e considerare il nostro individuale bilancio di vittorie e sconfitte. Ci fa considerare, tra serietà e ironia, che non esistono solo il bianco e il nero, il trionfo e la rovina perché ciò che conta spesso sono i chiaroscuri e le sfumature.
Il romanzo di Ambrosi possiede lievità e profondità: parte da un momento del tempo, per poi rimbalzare all’indietro, come un pallone sospinto dal ricordo e dalla fantasia, verso un giorno di un’estate solo in apparenza uguale agli altri.
“La squadretta del paese era nata per caso, così come erano nate le tante avventure di un gruppo di amici, tra giornate a scuola, bagni al mare, partite di calcio, nuovi incontri e primi amori.
Davide, il più timido ma il più bravo con la palla, dopo quasi trent’anni torna, ancora e come ogni estate, nel suo paese perso tra il mare e le colline calabresi: Montalbano Calabro. La sua voce narrante di ragazzino ci racconta del biennio ’92-’93: gli anni degli attentati mafiosi ai giudici, del Trattato di Maastricht”.
Il romanzo ci riporta ad anni più ingenui ma forse più autentici, ancora non del tutto divorati ed inglobati dalla virtualità.
Il progetto velleitario ma assolutamente coinvolgente di creare una squadra in un piccolo borgo, mette a nudo realtà e sogni, personalità e caratteri, e, in controluce, descrive un mondo di sogni e paure le cui ombre lunghe giungono fino a noi, al nostro tempo, e alle partite, reali e simboliche, che ognuno di noi gioca ogni giorno.
Prof ssa Valeria Serofilli
Presidente AstrolabioCultura,
Premio internazionale Astrolabio poesie e racconti,
Incontri letterari dell’Ussero, SMSBiblio e di Palazzo Blu di Pisa