The jungle è un docu-film diretto dal regista goriziano Cristian Natoli di produzione Tesla Productions e 4FILM, che fa luce su una realtà particolare quanto attuale, quella della comunità migrante stabilitasi lungo le sponde del fiume Isonzo. L’accampamento spontaneo sorge nella cosiddetta Jungle, piccola porzione di bosco e luogo ai più sconosciuto che rappresenta il bisogno di queste popolazioni di sentirsi parte di una comunità coesa. Sarà Elisa Menon, giovane regista e attrice di teatro, a farsi portavoce anche di un’altra necessità non meno significativa per le persone del posto, quella di avere la possibilità di raccontarsi e di mostrarsi per quello che si è al di là dei pregiudizi.

La vicenda si apre con la co-protagonista Elisa che si trova ad accettare una proposta insolita da parte del giovane Hassan Zeidi – mediatore culturale di origine afgana che da anni lavora nella questura di Gorizia: il progetto è quello di organizzare un laboratorio teatrale che coinvolga gli altri ragazzi, suoi amici, che frequentano la Jungle. Dal primo incontro fino allo spettacolo finale, le lezioni si riveleranno un vero e proprio viaggio alla scoperta di se stessi dove uno dopo l’altro i neo attori, accompagnati dalla delicatezza della loro insegnante, sperimenteranno la timidezza, l’imbarazzo di guardarsi negli occhi e la paura di mostrarsi senza filtri, impareranno a conoscersi in modo nuovo e scopriranno che recitare significa “accettare di vedere gli altri, ma anche che tutti vedano me”.  Sarà proprio la stessa Jungle, con grande approvazione da parte dei ragazzi, ad essere scelta infine come palcoscenico e platea dello spettacolo di chiusura, diventando così un vero e proprio luogo d’incontro tra due culture che non si erano mai incontrate davvero, quella della città e quella del popolo dei migranti.

Il documentario mira proprio alla rappresentazione del concetto di unione fra diversi punti di vista e lo fa trattando il tema della distanza sia sul piano materiale, tra i ragazzi richiedenti asilo e i loro luoghi d’origine, sia sul piano culturale. Da una parte la prospettiva di chi è nuovo e ha bisogno di sentirsi accolto, dall’altra quella di chi dovrebbe accogliere e reagisce con diffidenza, atteggiamento mostrato dalla ragazza che rifiuta il volantino che pubblicizza lo spettacolo.
Tuttavia, lo stile scelto da Natoli non mira ad alimentare controversie e polemiche preesistenti, al contrario vuole essere uno spunto di riflessione individuale e un’occasione per aprirsi a nuove storie e vissuti raccontati attraverso un linguaggio semplice e delicato. Altro ruolo chiave è quello svolto dalla musica, suggestiva e coinvolgente, che accompagna buona parte del film ed è protagonista nelle scene in cui il regista lascia parlare l’armonia di immagini e suono.

La pellicola riesce pienamente nell’intento di coinvolgere lo spettatore e di farlo sentire parte di un progetto comune, così come lo spettacolo teatrale riesce a conquistare il pubblico presente che a fine esibizione applaude entusiasta e si lascia abbracciare dagli attori uno ad uno. La sequenza finale sembra ribadire ancora una volta quanto non esistano diversità che tengono quando si è in grado di parlare un linguaggio comune fatto di sguardi, gesti, emozioni, e che vale la pena dare una possibilità anche a ciò che non sempre si conosce. Insegna il teatro, dice la stessa Elisa, che “Quando si finisce non rimane niente se non nel cuore di ha fatto e di chi ha visto”. 


Regia: Cristian Natoli
Anno di produzione: 2021
Durata: 75′
Tipologia: documentario
Generi: biografico/sociale
Paese: Italia/Croazia
Produzione: Tesla Production
Distributore: Emera Film
Data di uscita: 31/03/2022

By Francesca Marini