L’espressione Welfare culturale indica un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute, degli individui e delle comunità, attraverso pratiche basate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale. Il Welfare culturale si fonda sul riconoscimento dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come fattore: di promozione della salute, di benessere soggettivo e di soddisfazione per la vita, di potenziamento delle risorse (empowerment) e delle capacità di apprendimento.

Se impegnarsi in attività culturali e creative può ridurre l’ansia, lo stress, i disturbi dell’umore, allora queste stesse attività possono diventare un ottimo strumento per abbattere i costi del welfare producendo, allo stesso tempo, un miglioramento della qualità della vita. Sperimentato da almeno tre decenni, soprattutto nei Paesi scandinavi, nel Regno Unito e più di recente in Canada, il Welfare culturale presuppone una relazione sistemica e sistematica di collaborazione fra professionisti di discipline diverse e, soprattutto, una integrazione di scopo fra i sistemi istituzionali della salute, delle politiche sociali e quello delle arti e della cultura.

In Italia, pratiche di arte e patrimonio culturale per il benessere e la salute sono numerose e realizzate da diverso tempo, soprattutto in Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Lazio. Le iniziative sono promosse nei luoghi della cultura, nei musei, biblioteche, ospedali e hospice, e mettono insieme professionisti della cultura, della sanità, artisti e assistenti sociali. 
Una di queste è attiva dal 2013 presso Bassano del Grappa, città che lega il suo nome alla danza contemporanea.  L’iniziativa prende il nome di “Dance Well – movement research for Parkinson“, questa pratica artistica inclusiva è infatti rivolta  principalmente alle persone che convivono con il morbo di Parkinson e permette loro di incontrarsi. 
Questo progetto prevede delle lezioni bisettimanali, gratuite e aperte a tutti,  che si svolgono immerse nell’arte proprio all’interno delle sale del Museo Civico, permettendo così alle persone di danzare tra i capolavori di Canova, Dal Ponte e Hayez. Il Dance Well non è una danzaterapia: il suo fine è l’arte, attraverso l’espressione del corpo. I partecipanti infatti sono “dancers” e proprio come danzatori – non come “persone col Parkinson” – affrontano le classi di danza.
Gli insegnanti di Dance Well hanno seguito un percorso di formazione specifico e sono in costante dialogo con altri professionisti che, nel mondo, si occupano di Parkinson. I benefici, riguardano non solo l’umore e la psiche ma anche le capacità motorie. Il percorso artistico è stato costruito con la collaborazione di diverse strutture sanitarie, applicando varie strategie riabilitative, non ancora sostitutive della fisioterapia tradizionale, ma che hanno effetti positivi sui sintomi e sulla qualità di vita delle persone con Parkinson. Le classi sono sempre frequentate da artisti in residenza tutto l’anno a Bassano, che entrano in dialogo diretto con i Parkinson dancer. Il senso dell’equilibrio e del movimento migliora, si coltiva la creatività e si esplorano nuove forme di espressione. Si sviluppano relazioni interpersonali e si contrasta l’isolamento che spesso accompagna la malattia.