Dopo la felice esperienza di Canzoni addosso del 2018, Giorgia Zangrossi, conosciuta sui social proprio in occasione delle numerose dirette voce e chitarra in pandemia, mette su disco le parole e la musica scritte in questo tempo di respiro e affidate ai magistrali arrangiamenti di Marras che ha saputo raccogliere l’anima di questa donna e musicista e restituirle tutti i colori già scritti fra le righe e le linee melodiche. Ne scaturisce un album che, nella sua introspettività, ha la capacità di raccontare l’anima di sé ma riflettere anche quella delle mille anime incontrate nella propria vita: si tratta di Sono (Storiedinote), prima persona singolare del verbo essere, io sono, che rappresenta, come descrive la titletrack, una vera e propria confessione: parole uscite di getto, per lo più di notte, scritte per l’esigenza di liberare emozioni profonde, pensieri e visioni del mondo. Ma sono è anche la terza persona plurale dello stesso verbo essere: perchè Giorgia sa immedesimarsi nelle vite degli altri, cerca ad ogni verso di comprendere anche altre vite, molto lontane nel tempo e nello spazio, ma molto vicine nella condivisione dei sentimenti.
E’ un album costituito da quindici tracce volte a raccontare la poesia dell’anima di una cantautrice densa e solare. Di dieci di queste tracce Giorgia – cantante e cantautrice torinese – ha scritto sia i testi che le musiche e tutte e dieci vedono i luminosi quanto intensi arrangiamenti di Gigi Marras. Sedicesima traccia è quella, quanto mai dolorosa, de I nidi degli uccelli di Paolo Capodacqua, personalissimo omaggio e ricordo dei tanti bimbi morti nell’Olocausto.